La psicoanalisi relazionale
La psicoanalisi relazionale nasce negli anni '80 negli Stati Uniti, dalla riflessione di J.R Greenberg e S.A. Mitchell volta ad integrare i contributi dei principali modelli psicoanalitici dell'epoca che riconoscevano l'importanza della relazione e dello scambio intersoggettivo nello sviluppo dell'individuo.
Questo modello si fonda sull'idea di mente relazionale, che si costruisce attraverso l'incontro intersoggettivo con un'altra mente all'interno di relazioni significative e di attaccamento che si instaurano nel corso della vita, specialmente durante i primi anni.
Nella relazione con l'altro la mente può riconoscersi e sentirsi riconosciuta, riuscendo così a costruire un senso del sè integrato e vitale, in grado di muoversi nel mondo in modo consapevole e autentico.
I clinici relazionali si caratterizzano per un atteggiamento particolare nei confronti della terapia, sono infatti orientati alla crescita del paziente e prendono posizione all'interno della relazione, vivendo a pieno la propria soggettività, coinvolgendosi attivamente nelle vicende narrate dal paziente.
L’approccio relazionale prevede che il clinico metta a disposizione la propria mente in una costante esplorazione dei possibili significati dell’esperienza, attraverso un ascolto partecipante e rispettoso.
Il clinico relazionale si impegna nella relazione con il paziente per incontrarlo in modo autentico e affettivamente vivo, co-costruendo con lui un percorso terapeutico e di crescita personale in cui gli obiettivi vengono condivisi e rinegoziati nel tempo.